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Una alimentazione equilibrata è il principale determinante della forma fisica. Ma lo schema di una alimentazione equilibrata non è la stesso per tutti!

2 Agosto: Festa Internazionale della Birra! Quella irresistibile bionda..!

Sapevate che il 2 agosto si festeggia la Giornata Internazionale della Birra, in tutto il mondo? Che lo sappiate o no, la birra è la terza bevanda più popolare al mondo ed è una delle più antiche ricette che l’uomo conosca. Nel 2019  in Italia i consumi di birra hanno sfiorato i 32 litri a persona.

E’ stato ampiamente riconosciuto dalla scienza che l’alcol è in grado di aumentare il rischio di sviluppare oltre 200 patologie (tra cui il carcinoma gastrico) e che non è in alcun modo possibile identificare livelli “sicuri” di consumo, vale a dire tali da non comportare alcun rischio per la salute di chi beve alcolici.Infatti, la birra contiene etanolo e il suo metabolismo crea un prodotto (l’acetaldeide, nota tossina) che può causare danni agli organi (fegato, intestino tenue e pancreas), specialmente a dosi eccessive.

Ma diamo uno sguardo al profilo nutrizionale della bevanda tanto amata da Homer Simpson. Sebbene, ogni varietà di birra presenti un profilo nutrizionale leggermente diverso a seconda degli ingredienti e del metodo di fermentazione, 100 ml di una “bionda” classica ha 43 kcal (dunque una birra “piccola”, sfiora le 100 kcal) ed un indice glicemico moderatamente alto. Osservandola più da vicino, la riconosciamo come una moderata fonte di vitamine del gruppo B, sali minerali (magnesio, fosforo, potassio e selenio) e carboidrati: per una bionda classica, si parla di soli 4 grammi di carboidrati ogni 100 ml di prodotto. Tuttavia, quando il caldo picchia duro, è difficile fermarsi alla prima “bionda piccola”. Ed inoltre alcuni tipi di birra artigianale aromatizzata possono contenere da 20 a 30 grammi di carboidrati per porzione. Dunque i carboidrati nella birra possono rapidamente sommarsi, sul bancone del pub. Il contenuto zuccherino della birra non è l’unico problema riguardante i problemi di mantenimento di peso. Infatti, quando beviamo alcolici, il nostro metabolismo viene essenzialmente “messo in pausa” finché il fegato è impegnato a scomporre l’alcol, dandovi priorità rispetto a tutti gli altri nutrienti (carboidrati, grassi e proteine). 

Nonostante ciò, non tutto il luppolo vien per nuocere. Vi sono anche alcuni potenziali benefici che può avere – che in alcun modo possono giustificarne o promuoverne un abuso!-. Vediamone alcuni:

  • come accennato sopra, la birra è una buona fonte di vitamine del gruppo B, fornendo  rispettivamente il 9% e l’8% della dose giornaliera raccomandata per la vitamina B3 e la vitamina B6 per porzione.
  • La birra è ricca di polifenoli bioattivi (flavanoli, flavonoli e flavanoni): uno studio randomizzato su 33 volontari di sesso maschile, i quali hanno sorseggiato 660 ml di birra per 4 settimane, ha suggerito che tali composti possono migliorare alcuni marcatori di aterosclerosi (biomarcatori infiammatori e le molecole di adesione dei leucociti). Tuttavia, c’è poca ricerca in questo settore.
  • La spumeggiante bionda, consumata in quantità moderate, può aumentare i livelli di HDL, il colesterolo buono, offrendo protezione cardiovascolare. 
  • La birra contiene prebiotici, o meglio composti non digeribili -gli oligosaccaridi- in grado di funzionare come prodotti prebiotici. Sebbene sianonecessarie ulteriori ricerche, i ricercatori ritengono che questi composti possano supportare la crescita di batteri intestinali alleati della nostra flora. Un intestino felice, rende il suo “proprietario” più felice.

In altre parole, come ci insegna Paracelso, è la dose a fare il veleno. Beviamo sempre moderatamente e responsabilmente, preferendo la qualità alla quantità.

 

Abbiate cura di voi,

Valentina

 

 

Wine, Beer, Alcohol and Polyphenols on Cardiovascular Disease and Cancer – Arranz S. et al. Nutrients. 2012 Jul; 4(7): 759–781. Published online 2012 Jul 10. doi: 10.3390/nu4070759

Effects of alcohol and polyphenols from beer on atherosclerotic biomarkers in high cardiovascular risk men: A randomized feeding trial – Chiva-Blanche G. Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases. 2015 Jan 25(1):36-45

Dietary Alteration of the Gut Microbiome and Its Impact on Weight and Fat Mass: A Systematic Review and Meta-Analysis – John GK. Genes (Basel). 2018 Mar 16;9(3). pii: E167